Una nuova analisi di un gruppo indipendente di esperti ha sottolineato il rischio di carenze di medicinali nel caso in cui la Gran Bretagna non riesca a raggiungere un accordo soddisfacente con l’Europea dopo la Brexit.
L’eventuale uscita dall’Unione senza un accordo comporterebbe una caotica interruzione nelle forniture di medicinali e un aumento dei prezzi che potrebbe contribuire al deficit di ospedali e farmacie.
Una serie di procedure attuate al confine tra Eire e Irlanda del Nord verrebbero meno, costringendo quasi 10.000 pensionati a “rientrare” in un NHS già duramente provato.
Inoltre medici e ricercatori britannici verrebbero tagliati fuori dai programmi di ricerca europea che portano milioni di euro agli enti di ricerca del Paese. Verrebbe meno, infine, la possibilità di esportazioni parallele.
Il rapporto precisa comunque che anche un eventuale accordo per l’uscita potrebbe non garantire disposizioni per il commercio e la cooperazione, rallentando così l’accesso a trattamenti innovativi, aumentando il rischio che farmaci essenziali si deteriorino al confine e danneggiando la ricerca medica.
Molti aspetti però potrebbero giovare dalla Brexit, come ad esempio le restrizioni di orario per i medici, oggi regolate da una direttiva europea, mentre per altri – come la regolamentazione dei farmaci e i diritti del personal dell’NHS – l’accordo è possibile.