Secondo il rapporto di un Istituto economico-politico, la protezione sulla proprietà intellettuale messa in atto dal Canada per l’industria farmaceutica è carente di standard internazionali e potrebbe ostacolare la capacità del Paese di negoziare accordi commerciali internazionali attualmente in discussione.
Le aziende farmaceutiche che fanno innovazione, sottolinea il rapporto, si trovano spesso di fronte a periodi di protezione brevettuale più breve rispetto agli Stati Uniti e all’Unione europea, ma è proprio il rafforzamento della protezione della proprietà intellettuale un elemento chiave per aumentare le potenzialità commerciali del Canada. Una maggiore protezione potrebbe infatti garantire l’accesso ai mercati stranieri e ridurre tariffe e barriere commerciali.
Ne trarrebbero vantaggio soprattutto gli accordi CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), con l’Europa e TPP (Trans-Pacific Partnership) con Australia, Brunei, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam, attualmente in fase di negoziato.
Anche i vantaggi di natura non commerciale sarebbe notevoli: da una minore ambiguità legale con un conseguente numero ridotto di cause a maggiori investimenti nella ricerca e nello sviluppo, da nuovi posti di lavoro in ambito farmaceutico ad una maggiore autosufficienza del settore, da un ssempre maggior numero di terapie innovative ad maggiore accesso ad esse.