Un recente rapporto ha evidenziato i rischi per la salute dei pazienti derivanti dagli accordi di acquisto stipulati dai governi con singoli sponsor.
Secondo il rapporto, questo tipo di accordi fa risparmiare il denaro dei contribuenti, ma limita anche l’accesso ai farmaci migliori, sacrificando la possibilità di scelta e la flessibilità. Si mette inoltre a rischio l’accesso all’innovazione terapeutica.
Gli accordi di acquisto “in blocco” di prodotti puntano a ridurre il costo per unità aumentando il volume acquistato, mettendo insieme più realtà che hanno necessità di acquistare farmaci ad un prezzo ridotto direttamente dal produttore. Si tratta ad esempio della politica attuata dal Canada, che prevede un risparmio di oltre 100 milioni di dollari canadesi.
Il rapporto ha tentato di quantificare il risparmio e di analizzare le conseguenze di questo tipo di accordi in Nuova Zelanda, Stati Uniti ed Europa.
L’enorme risparmio sembra derivare non solo dalla riduzione del prezzo per unità (dovuto sia a maggiori sconti che alla riduzione dei costi di gestione amministrativa), ma anche dalla possibilità di influenzare il mercato promuovendo una maggiore concorrenza in determinate aree e dalla collaborazione delle farmacie che accettano rimborsi inferiori guadagnando dai maggiori volumi.
Tuttavia, gli accordi limitano l’accesso a farmaci innovativi, costringendo i pazienti a pagare di tasca propria e spostando l’accento su altre aree di cura.