Le associazioni di categoria dei produttori farmaceutici americani si è detta sgomenta di fronte alle reazioni verso l’ultimo rapporto dell’USTR sui diritti di tutela della proprietà intellettuale in India.
L’USTR, l’organo che rappresenta gli interessi del commercio statunitense, e che valuta l’adeguatezza e l’efficacia della tutela e del rafforzamento della proprietà intellettuale da parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, ritiene la situazione dell’India profondamente critica e ha incluso il Paese in una lista speciale di osservazione.
Secondo il rapporto nel 2012 l’India ha fatto scarsi progressi per migliorare la cornice legale della proprietà intellettuale e per rafforzarne il sistema, ma le recenti azioni del governo sollevano gravi questioni sul clima di innovazione nel Paese e rischiano di ostacolarne il cammino verso un’economia incentrata sull’innovazione.
In particolare nel settore farmaceutico, alcuni aziende di innovazione stanno affrontando difficili sfide per garantire e rafforzare i brevetti, e gli Stati Uniti devono spingere l’India ad adottare politiche a supporto dell’innovazione per affrontare le grandi problematiche poste da un mercato generico sempre più ricco.
Gli Stati Uniti, prosegue il rapporto, sono molto preoccupati che la recente decisione della Corte Suprema indiana di proibire i brevetti di alcune forme chimiche che non dimostrino un’aumentata efficacia possa avere un effetto limitante sulla brevettabilità di innovazioni potenzialmente benefiche e continueranno a monitorare da vicino gli sviluppi delle licenze obbligatorie.
Lo sgomento delle associazioni riguarda le misure prese dall’USTR, che non avrebbe utilizzato tutti gli strumenti a sua disposizione, ma anche dall’inclusione del vicino Canada tra i paesi da monitorare, per via del diritto di appello che il Canada garantisce nella procedura amministrativa di approvazione dei medicinali e della recente approvazione di ulteriori disposizioni adottate per i brevetti.
Il rapporto esprime infine preoccupazioni anche nei confronti delle politiche di innovazione di numerosi paesi sviluppati, tra cui Germania, Grecia, Italia, Nuova Zelanda, Spagna e Taiwan.