L’Unione europea è di nuovo sotto pressione per le disposizioni, secondo alcuni troppo rigide, che vorrebbe imporre all’India in un nuovo Free Trade Agreement, e che di fatto chiuderebbero il settore farmaceutico dei paesi in via di sviluppo.
Alla ripresa delle negoziazioni tra India e Unione, molte associazioni non governative, nonché gruppi di rappresentanza di pazienti e industrie, hanno criticato alcune disposizioni proposte nell’accordo, come l’esclusività dei dati che ritarderebbe la registrazione dei generici bloccandone la produzione, le norme sugli investimenti che consentirebbero alle multinazionali di citare in giudizio il Governo indiano quando prende provvedimenti per tutelare l’interesse pubblico e il rafforzamento della proprietà intellettuale che prevede misure concepite per impedire ai produttori indiani di raggiungere i mercati di altri paesi in via di sviluppo.
I negoziatori europei sostengono che l’accordo proposto non contiene nulla che possa limitare la libertà dell’India a produrre ed esportare medicinali salva-vita, e che proprio a questo scopo sono state lasciate da parte le richieste relative all’estensione dei brevetti e ai dati confidenziali, ma i critici avvertono che l’impatto delle nuove proposte renderebbe i medicinali meno accessibili in tutto il mondo.